La difesa europea al centro del secondo appuntamento della campagna del PDE

Parigi, 15 maggio 2025 – Di fronte a una scena geopolitica instabile e a una minaccia crescente ai confini dell’Europa, il Partito Democratico Europeo ha organizzato una tavola rotonda dal titolo eloquente: “Agir ou subir: une défense commune pour une Europe puissante”. L’evento, secondo appuntamento della campagna "Guidare o essere guidati" promossa dal PDE, ha seguito l’incontro inaugurale tenutosi a Bruxelles lunedì 12 maggio, con la partecipazione di Matteo Renzi e Maxime Prévot. Il titolo della campagna richiama un dubbio amletico cui noi europeisti abbiamo una risposta chiara e netta: non possiamo accontentarci di essere trascinati dagli eventi o dalle decisioni altrui, ma dobbiamo essere protagonisti del nostro destino comune. L’Europa deve guidare, non subire; deve costruire una propria autonomia strategica e politica, difendere i suoi valori e assumersi pienamente le proprie responsabilità nel mondo.

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Un dibattito franco e stimolante, moderato da Laure Niclot e Alice Bernard-Montini, ha visto protagonisti politici di primo piano come Sandro Gozi, Maud Gatel, Yvan Verougstraete e Philippe Michel-Kleisbauer. Laure Niclot è presidente dei Jeunes Européens France, un’associazione di educazione civica che promuove la partecipazione dei giovani ai temi europei. Alice Bernard-Montini è presidente dei Jeunes Démocrates européens. In qualità di moderatrici, hanno condotto la discussione ponendo domande mirate agli ospiti e raccogliendo interventi dal pubblico.

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Sandro Gozi, eurodeputato e segretario generale del Partito Democratico Europeo, ha sottolineato la necessità di una "internazionale democratica" per contrastare l’asse populista globale. Maud Gatel, segretaria generale del MoDem, ha insistito sull’importanza di conciliare difesa comune e priorità sociali. Yvan Verougstraete, eurodeputato belga e presidente del partito Les Engagés, ha parlato della necessità di una sicurezza che includa anche autonomia energetica e resilienza digitale. Philippe Michel-Kleisbauer, ex deputato dell’Assemblea nazionale francese e specialista di difesa, ha portato la prospettiva tecnica e operativa sul realismo di una cooperazione militare europea.

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Il punto di partenza è stato chiaro: in un mondo dove l’aggressività viene premiata – come ha mostrato il comportamento di Putin in Ucraina – l’Europa non può più permettersi ambiguità o lentezze. Come ha ricordato Verougstraete, se non si reagisce con forza e coerenza, si legittima la legge del più forte.

Sandro Gozi ha lanciato un messaggio forte: i nazionalisti sono già organizzati a livello globale, mentre i democratici moderati no. Serve un’“internazionale democratica”, una rete transnazionale per contrastare Trump, Orban, Milei e Meloni, e difendere l’ordine liberale internazionale. Secondo Gozi, non è più tempo di attendismi: la politica estera e la sicurezza devono diventare politiche pienamente europee.

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Maud Gatel ha toccato un punto essenziale: come sostenere la difesa comune senza sacrificare diritti sociali, ecologia, educazione? La risposta è chiara: non c’è contraddizione, ma necessità di integrazione. Anche perché – ha ricordato Yvan Verougstraete – la vera sicurezza passa anche dall’autonomia energetica e tecnologica. Una difesa moderna, secondo lui, comprende la resilienza digitale, l’autonomia industriale e la protezione ambientale.

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Philippe Michel-Kleisbauer ha affrontato il nodo della dissuasione nucleare: europeizzarla? No, ha detto chiaramente, “non possiamo e non dobbiamo sognare un’armata europea ex-novo”. Meglio puntare su una cooperazione pragmatica tra gli eserciti esistenti, senza scardinare le sovranità nazionali ma rafforzandole attraverso l’integrazione.

Nel dibattito finale con il pubblico, è emersa una domanda cruciale: come fare quando alcuni Stati membri sabotano l’unità europea? La risposta di molti relatori è stata netta: serve superare il principio dell’unanimità. “Non si può permettere a due governi filo-Putin di bloccare l’Europa intera”, ha detto Verougstraete. E se necessario, si usino le sanzioni previste dai trattati.

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Il messaggio finale è stato lanciato da tutti: è il momento dell’Europa della volontà politica. Non possiamo più aspettare i più lenti. Serve un gruppo di Paesi pronti a guidare, un’avanguardia che costruisca un pilastro europeo della difesa, complementare alla NATO ma capace di agire autonomamente. Non per militarizzare l’Europa, ma per renderla capace di difendere i suoi valori: libertà, democrazia, pace.

Conclusione: l’incontro di Parigi ha mostrato che un’altra Europa è possibile – più forte, più unita, più responsabile. Ma serve coraggio politico. Agire, o subire. La scelta è urgente.

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