Al Congresso del Partito Democratico Europeo, il 21 novembre al Bilbao Exhibition Centre di Bilbao, si è presentata una straordinaria fotografia della nuova famiglia democratica europea. Sul palco sono saliti i rappresentanti dei quattro nuovi partiti membri — Momentum (Malta), Alma – Citizens for Cyprus (Cipro), Everybody’s Hungary – MMN (Ungheria) e Movement for Democracy (Grecia) — insieme ai tre partiti ospiti: People’s Movement of Serbia (NPS), Junts per Catalunya (Catalogna) ed Eesti 200 (Estonia).
A completare il quadro, anche la presenza internazionale del deputato indiano Manish Tewari (Indian National Congress) e del parlamentare giapponese Yosuke Suzuki (Constitutional Democratic Party), intervenuti nel secondo panel come rappresentanti politici dei loro rispettivi partiti nazionali. Un mosaico ampio, che ha mostrato la dimensione sempre più globale del progetto democratico al centro del PDE.
Da Malta, Momentum ha portato la voce del suo segretario generale Mark Camilleri Gambin, che ha avvertito del rischio di sacrificare principi e diritti sull’altare della competitività economica. Per lui, un’Europa forte non si costruisce abbassando standard, ma potenziando innovazione e tutela dei cittadini: «Non costruiamo il futuro abbassando i nostri standard, ma innalzando la nostra capacità di innovare». Un messaggio netto contro lo strapotere delle big tech e in difesa di una digitalizzazione che protegga i minori e rafforzi il pluralismo.
Da Cipro, Alma ha debuttato nel PDE con le parole del presidente Odysseas Michaelides. Partito centrista e riformista nato contro privilegi e scandali, Alma guarda a un Paese ancora diviso e cerca sostegno europeo per una soluzione giusta e duratura. Michaelides lo ha detto chiaramente: «Un cambiamento di frontiere non può essere accettato. Servono solidarietà e una soluzione che permetta a tutti i ciprioti di vivere in pace». Moderazione, razionalità e stato di diritto come filosofia politica.
Dall’Ungheria, Péter Márki-Zay — economista, sindaco e leader di Everybody’s Hungary (MMN) — ha portato una testimonianza dura, personale e politica, sulle pressioni del sistema di potere di Orbán. Ha raccontato persecuzioni, minacce e campagne diffamatorie, ricordando a tutti cosa significhi combattere per la democrazia in un regime illiberale. «Sappiamo bene cosa state affrontando in Europa quando incontrate la minaccia di Orbán e Putin», ha ammonito, riaffermando l’impegno europeista del suo movimento.
La Grecia è rappresentata da Movement for Democracy, guidato da Stefanos Kasselakis, che ha spiegato come il suo partito nasca dalla necessità di ricostruire un centro liberale-progressista in un Paese stanco di promesse mancate. Kasselakis ha sintetizzato la sua visione con chiarezza: «Abbiamo bisogno di soluzioni pratiche con l’essere umano al centro: solo così i Democratici europei possono essere vincenti». Una linea che combina intervento pubblico moderno, riformismo e un’economia più giusta.
Tra gli ospiti, Miroslav Aleksic del People’s Movement of Serbia (NPS) ha descritto un anno di repressione, proteste e resistenza civile nel suo Paese. Ha denunciato violenze, arresti illegali e una deriva autoritaria sempre più evidente, ricordando che «quando la libertà è minacciata ovunque, ciascuno di noi è in pericolo». Un invito diretto a coordinare le forze democratiche europee con chi lotta ai confini dell’Unione.
Dalla Catalogna, Aleix Sarri i Camargo — rappresentante di Junts per Catalunya — ha portato la prospettiva di un movimento centrista e indipendentista che vede nell’Europa federale il vero spazio di protezione dei diritti e della democrazia. «Sappiamo cosa significa pagare un prezzo per gli ideali democratici», ha ricordato, evocando l’esilio ancora in corso del presidente del partito.
Dal Baltico, Alekseï Jasin di Eesti 200 ha parlato della sfida esistenziale che la Russia rappresenta per Estonia ed Europa, ma anche della fragilità del consenso interno ai partiti liberali. «Il nostro compito è riconquistare la fiducia dei cittadini e difendere la libertà dell’Europa», ha affermato, chiedendo più cooperazione tra democratici per contrastare populismi e sfiducia.
Con questi sette partiti — quattro nuovi membri e tre ospiti — e con il contributo internazionale di India e Giappone, il PDE dimostra di essere una forza politica che cresce, si apre e si rafforza. Una rete ampia e plurale che condivide valori, sfide e una visione comune: un’Europa più giusta, più democratica e più vicina ai cittadini.




