Nella due giorni del 18–19 settembre a Belgrado, il Partito Democratico Europeo ha portato un messaggio netto: la Serbia può e deve scegliere la via europea. Sandro Gozi, segretario generale del PDE e parlamentare europeo di Renew Europe, ha guidato incontri e confronti con forze politiche democratiche e realtà della società civile, rimarcando il nesso fra Stato di diritto, libertà d’informazione ed effettiva prospettiva di adesione. Al dibattito pubblico “Serbia’s European Hour – Lost Time or New Opportunity?” (L’Ora europea della Serbia – Tempo perduto o nuova opportunità?) ospitato alla Europe House il 18 settembre alle 17, davanti a oltre cento studenti, attivisti e rappresentanti politici, Gozi ha espresso piena solidarietà agli studenti serbi, definiti “la nuova generazione di democratici che rappresentano la speranza europea della Serbia”. Intervistato da N1 TV la mattina del 19 settembre, Gozi ha ribadito una condizione imprescindibile: nessuna elezione anticipata può essere accettata senza liste elettorali ripulite sotto la supervisione OSCE e senza garanzie effettive di pluralismo per i media. Per il PDE questa è la base di una competizione politica leale, l’unica che legittima un percorso di avvicinamento all’Unione europea fondato su regole comuni e tutela dei diritti civili. Resta prioritaria la liberazione degli studenti ancora in carcere e la protezione di chi manifesta pacificamente; le minacce rivolte in televisione pubblica a un ragazzo sono inaccettabili, tanto più perché pronunciate da un altro dirigente di SNS che il presidente Vučić dovrebbe far dimettere subito, altrimenti ne diventa politicamente complice.
Nel confronto con i leader dell’opposizione pro-europea — Slobodan Cvejić (Serbia Centre), Dragana Rakić e Ksenija Marinković (Partito Democratico), Borko Stefanović (Partito della Libertà e della Giustizia), Natan Albahari (Movimento dei Cittadini Liberi – Renew), Robert Kozma (Green-Left Front) e Ana Jakovljević (Movimento Popolare di Serbia e membro della delegazione al Consiglio d’Europa) — Gozi ha lanciato un appello all’unità tra partiti e movimenti studenteschi per costruire un fronte comune capace di imporre elezioni libere e regolari. Solo un’alleanza ampia può garantire trasparenza del voto, riforme istituzionali e credibilità internazionale, anche attraverso indagini indipendenti sugli abusi e il contrasto a ogni brutalità della polizia.
Nell’incontro con la società civile e il National Convention on the EU — tra cui Bojana Selaković, Kori Udovički e Sonja Licht — è emersa con forza la denuncia dei ritardi nel processo di integrazione europea. Il PDE ha sottolineato come tali ritardi siano alimentati da una scelta politica consapevole ai vertici serbi: una postura di ambiguità che, sul piano geopolitico, cerca di tenere contemporaneamente aperti più allineamenti, rallentando l’adeguamento agli standard dell’Unione e svuotando la narrativa europeista. Con toni chiari ma costruttivi, Gozi ha ribadito che solo un impegno inequivoco verso Stato di diritto, libertà dei media e regole comuni può rimettere la Serbia su un percorso credibile di adesione. Durante la missione, Gozi ha richiamato la necessità di una condizionalità europea rigorosa, la solidarietà agli studenti serbi nominati al Premio Sacharov, la condanna di ogni violenza e l’urgenza di un’alleanza globale delle democrazie contro la disinformazione, da Kyiv a Belgrado. In apertura della visita, un colloquio con l’ambasciatore dell’UE a Belgrado, Andreas von Beckerath, ha permesso un’analisi condivisa della crisi politica serba e delle leve europee per favorire riforme e garanzie elettorali. Per il Partito Democratico Europeo, questa tappa nei Balcani occidentali conferma un impegno costante con la famiglia Renew Europe: nelle prossime settimane il PDE continuerà a dialogare con le forze democratiche serbe e porterà a Bruxelles proposte operative perché l’Unione eserciti una condizionalità credibile, sostenendo chi, in Serbia, lavora ogni giorno per elezioni realmente competitive e un autentico futuro europeo.