Il Partito Democratico Europeo è stato rappresentato dal suo segretario generale, l'eurodeputato Sandro Gozi, alla DNC di Chicago, la convention del Partito Democratico statunitense che ha nominato Kamala Harris candidata alle prossime presidenziali. Questo il suo racconto.
«Night, night to Trump». Tra l'orgoglio per la loro vittoria alle Olimpiadi e l'entusiasmo collettivo, è stato l'allenatore del team USA di Basket, Steve Kerr, a indicare la via a una Convenzione democratica assolutamente straordinaria e piena di energia a Chicago, alla quale ho avuto il privilegio di rappresentare il Partito Democratico Europeo.
La Convenzione è stata un vero spettacolo, con discorsi molto brevi di personalità della politica (per me Pete Buttigieg, Michelle Obama e Josh Shapiro i migliori), dello sport, della società civile, dei sindacati, madri delle giovani vittime delle stragi nelle scuole americane, genitori degli ostaggi dei barbari di Hamas e cantanti molto noti. Con una vera orchestra che ha ritmato il passaggio tra i vari interventi, una canzone per stato o territorio americano (da Sweet Home Alabama a Born in the USA…) e il DJ Metro di Chicago che ha animato l'ultima serata. Molti interventi provenivano dagli stati "swing", incerti: Pennsylvania, Michigan, Wisconsin...
Rispetto al mese di luglio, dove la depressione era generale e la preoccupazione molto elevata tra i miei interlocutori a New York e Washington, la corsa presidenziale è ora riaperta, una vittoria è possibile, pur rimanendo una sfida importante e complessa per i democratici. Se dovessi scegliere un titolo, direi "Nuovo ottimismo in un'America ancora preoccupata".
«A New Way Forward», «We’re not going Back», «When We Fight, We Win» e «Joy» sono i messaggi chiave inviati da Chicago.
I nostri alleati democratici americani considerano le difficoltà economiche della "classe media" e i diritti civili come le questioni centrali in queste elezioni presidenziali. Kamala Harris si è presentata come "la presidente di tutti gli americani". Ha insistito sulle sue origini (classe media, madre indiana...) e ha promesso incentivi fiscali per l'occupazione, riduzioni delle tasse per la classe media; la riaffermazione del diritto all'aborto a livello federale; il rilancio dell'accordo "bipartisan" sull'immigrazione bloccato da Trump al Congresso. Ha attaccato Trump, che vorrebbe abbandonare gli alleati storici degli USA, e ha insistito sul ruolo e sul leadership globale degli americani per la democrazia e la pace ma anche l’impegno a mantenere la superiorità militare americana. Ha sottolineato il partenariato transatlantico, il sostegno all'Ucraina, la liberazione degli ostaggi di Hamas e il cessate il fuoco a Gaza. Kamala Harris vuole impegnarsi sulla scena globale per la pace e la democrazia, mentre Trump vuole l'isolamento e guarda agli autocrati (Putin, Kim Jong-un...) che in fondo sono il suo vero modello.
Gli interventi hanno tutti sottolineato la necessità di proseguire la politica di Joe Biden per l'occupazione e la sanità; di proteggere l'istruzione pubblica; e soprattutto la necessità di continuare la lotta per la democrazia, le libertà e i diritti civili, insistendo in particolare sui diritti delle donne e delle persone LGBTIQ+.
Di fronte a Trump, i Democratici si sono ora appropriati del termine "libertà", che per molto tempo è stato il messaggio chiave dei Repubblicani, questa volta nella versione "libertà di scegliere". Per la prima volta da almeno 30 anni poi, i democratici hanno anche assunto una nuova forma di patriottismo gioioso, inclusivo e aperto al mondo: lo slogan «USA, USA» ha accompagnato tutta la Convenzione.
È una lotta tra due personalità completamente diverse. "Kamala Harris si preoccupa delle persone" contro Trump: "a lui importa solo di se stesso". Ottimismo contro cinismo. Gioia contro oscurità. «Noi, il popolo» (democratici) contro « Il signor Io» (Trump).
Tutti hanno insistito sulla procuratrice pubblica (Harris) che deve andare alla Casa Bianca al posto di un criminale (Trump).
Da un lato, i messaggi per mobilitare il cuore dei militanti sono stati molto progressisti e socialmente impegnati. Dall'altro lato, sono stati lanciati vari messaggi agli elettori repubblicani e indipendenti, con interventi di ex consiglieri di Trump che hanno lasciato la Casa Bianca durante la sua presidenza e di ex deputati e governatori repubblicani che hanno denunciato il tradimento dei valori conservatori da parte di Trump. Molto equilibrata, al centro e di impegno internazionale la conclusione di Harris.
La corsa è aperta. Essa passa anche attraverso la possibilità di ritrovare una maggioranza democratica alla Camera dei Rappresentanti. È un'elezione che, più di altre, ci riguarda direttamente. Gli estremisti di destra in Europa guardano tutti a Trump: da Orbán a Meloni, passando per Le Pen, Vox, Salvini. Le stesse esitazioni e i gravi errori commessi da Meloni negli ultimi due mesi in Europa sono tutti legati alla sua tacita scommessa su Trump. Che peraltro non le farà sconti, anzi.
Mentre i democratici americani vogliono impegnarsi ancora di più con i democratici e i riformatori europei di fronte alle grandi sfide del nostro tempo: clima, democrazia, nuova governance globale, pace. Ho avuto occasione di discutere di questi temi anche a Chicago, con vari membri dell’amministrazion e del Congresso.
Noi, democratici europei di Renew Europe, faremo tutto quello che possiamo per sostenere la corsa di Harris e siamo assolutamente pronti a lavorare con la prima donna presidente degli Stati Uniti d'America: « Yes She Can ».